Cory Turner |
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| Sesto capitolo cinematografico per il giovane mago Harry Potter. Seconda avventura da regista per David Yates. Si deve ammettere che il debutto di Yates con Harry Potter e l'Ordine della fenice non era stato molto convincente, ma con questo nuovo episodio, Harry Potter e il Principe Mezzosangue, il regista riesce a riscattarsi. Certo, le pecche non mancano, sono ormai una costante di questa saga, che sin dagli inizi non ha saputo rendere al meglio i libri da cui si ispira. L'intreccio è reso in maniera superficiale, quasi a dimenticarsi che le trame più infantili e lineari dei primi episodi sono state ormai abbandonate da tempo. Il merito di Yates è stato quello di riuscire a dare vita sullo schermo alle pagine del romanzo che descrivono minuziosamente i pensieri, le paure, i desideri adolescenziali: lo spettatore può quasi sentirsi complice del gruppo di giovani maghi quando ride per una battuta o sa cogliere l'emozione di uno sguardo, il battito accelerato del cuore per un bacio da tempo sognato e percepisce i dolori nascosti, la fiducia riversata su un amico. D'altra parte, la trama viene banalizzata. Basta citare la questione dell'identità del Principe Mezzosangue (da cui per altro il film prende il nome), liquidata in poche battute finali, quando sulle pagine della Rowling è un mistero avvincente, che sa essere presente per l'intera durata del romanzo. Certo, gli ottimi effetti speciali e le magnifiche scenografie non possono non incantare ed insieme alle buone interpretazioni di tutto il cast sanno far sentire la magia. Speriamo che Yates faccia un ulteriore passo avanti e riesca a commuoverci nel prossimo capitolo.
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