CITAZIONE (Cory Turner @ 14/3/2011, 00:59)
E' una riflessione interessante e ti ringrazio per averne parlato. Per come la vedo io, parlare di morte del cinema è esagerato. Innanzitutto perchè non credo che l'arte cinematografica debba necessariamente essere legata a un dibattito sociale: Cantando sotto la pioggia, Vacanze Romane, Psycho, Guerre Stellari sono capolavori della storia del cinema, ma non svolgono quella determinata funzione. I film citati come esempio e tanti altri ancora vogliono intrattenere, far provare delle emozioni forti allo spettatore (che siano lacrime, risa, stupore, ansia) e sperimentare, reinventare l'arte cinematografica con trovate, tecniche tutte nuove. Di questi registi e questi film ne abbiamo anche oggi: basti pensare a Tarantino, Burton, Luhrmann, Il signore degli anelli di Peter Jackson. Ma anche di registi che vogliono far interrogare lo spettatore e creare un dibattito ci sono. Uno su tutti Eastwood. Ma mi vengono in mente diversi titoli come Ogni cosa è illuminata, Wall-e, Precious. Il vero problema, com accenni tu, è che spesso film di questo tipo vengono lasciati nell'ombra e non è giusto. Come, però, non sarebbe giusto portare un film alla ribalta solo per il tema: la forma cinematografica è ugualmente importante, deve essere un film ben realizzato!
Il discorso del re mi è piaciuto molto, ma non credo che Hooper possa essere accostato ai grandi registi che vogliono crerae una riflessione e un dibattito sociale: la storia e il personaggio del re Giorgio VI è molto bella e toccante, ma si esaurisce in se stessa.
Quoto tutto. Anche se non credo che i registi che hai citato siano solo degli innovatori tecnici. Tarantino nei suoi film riesce a fondere i generi e a discorrere metalinguisticamente sul significato del cinema come pochi sanno fare, Burton sa(peva) riportare sullo schermo gli incubi della sua infanzia e inoltre riesce a descrivere perfettamente i diversi e i discriminati, Luhrmann tenta di riportare la teatralità al cinema, Jackson crea l'adattamento perfetto ecc. ecc.: anche questi tentano di riportare un dibattito e far pensare, non solo Eastwood. Spike Lee, i Coen...
E poi dai, in che senso
Cantando sotto la pioggia e
Psycho non fanno pensare? Il primo rispecchia perfettamente il passaggio del muto al sonoro e riflette sul mezzo, il secondo è un'acuta analisi della follia. Non ho mai amato la divisione fra "film che fanno riflettere" e "film che intrattengono", se un film è riuscito riesce a fare tutte e due.
Invece torniamo al discorso...
Come sostiene il mio professore di estetica "per fare un film rivoluzionario non bisogna parlare di operai, ma tentare di cambiare l'estetica del mezzo cinematografico".
E poi siamo pieni di giovani registi capaci e molto promettenti, basti pensare a Paul Thomas Anderson, Aronofsky, Wes Anderson, Solondz, Araki, la Granik; accanto ai grandi come Scorsese, Coppola, Spielberg, Polanski, che non sono più ai loro livelli ma continuano comunque ad arricchire l'arte. Credo che il cinema non sia assolutamente in declino.
Così come da sempre si girano capolavori, da sempre si girano film commerciali che riscuotono molto successo e che vengono dimenticati dopo poco mentre i capolavori restano.
A sentire spesso molti, sembra che i soldi ad Hollywood siano arrivati solo adesso...
Che poi gli Oscar non riescano a riconoscere il cinema con la C maiuscola è un altro discorso, non sono certo i film che vincono ad essere ricordati.
Kubrick ed Hitchcock non vinsero mai niente,
Taxi Driver fu battuto da
Rocky e via dicendo. Anche andando agli anni più recenti, vorrei sapere quanti si ricordano
Brokeback Mountain e quanti quello schifo di
Crash.