| Ho trovato una buona recensione (ne ho letta qualcuno e questa mi sembra possa fornire diversi dati interessanti)
Tutto per una ragazza di Nick Hornby
"Ha già un nome?" "Rufus" risposi. "Ufo." "Ufo?" ripetè Alicia. E rise. "Mi piace. Come ti è venuto in mente?" "Boh. Ho pensato..." Stavo per dire: Ho pensato che tutti lo chiamano così, ma mi interruppi. "Rufus" disse suo papà. "Sì, Bello. Gli dona." "Rufus Jones" completò Alicia. Non c'è bisogno che vi parli delle liti e delle lacrime che seguirono. Ma lei fu irremovibile e da quel giorno in poi lui si chiamò Rufus Jones, e si chiama ancora così. Fu il modo in cui Alicia comunicò qualcosa a me e a mia mamma. Non so che cosa, esattamente. Ma era una cosa bella.
Cosa vuol dire avere un figlio a sedici anni? E cosa significa essere il figlio di una sedicenne? Da queste domande parte il nuovo romanzo di Nick Hornby, scrittore inglese dotato di grande ironia che tutti conosciamo per titoli come Alta fedeltà e Non buttiamoci giù. Hornby racconta questa storia che è anche un'avventura - non sempre allegra ma quasi sempre divertente -, con la voce del figlio sedicenne, Sam, di una madre ancora molto, molto giovane. Ci racconta, con una abilità particolare, i gusti, le abitudini, le idee di un ragazzo di questa età: la passione per lo skate (skateboard, ma questa parola proprio non gli piace); l'amicizia virtuale con un grande campione di questo sport, l'unico sport che ha bisogno del cemento e sopravviverà nei secoli; la scuola, gli amici, i fidanzati della madre, da tempo separata da suo padre, e il padre stesso.
Naturalmente non dimentica le ragazze, anzi. Così fa la sua comparsa nella storia la sua prima vera fidanzatina, Alicia, conosciuta a una festa a cui la madre lo trascina quasi a forza. Una ragazza bellissima che per un po' di tempo gli fa dimenticare ogni altra cosa, ma che si rivela presto un flirt passeggero. Se non che...
Cosa fa un ragazzo che ha come punto di riferimento, come manuale di saggezza un libro come Hawk - Occupation: Skateboarder di Tony Hawk ("ogni volta che lo apri, ci trovi qualcosa che ti aiuta nella vita") se si trova nei guai? E come reagiscono dei genitori così giovani di fronte al ripetersi della storia? E, ancora, cosa deciderà di fare Alicia?
Straordinaria la capacità di Hornby di farci calare nella mente di un ragazzino di sedici anni, piuttosto maturo e responsabile in verità, ma sempre un sedicenne. Altrettanto notevole la sua abilità nel tratteggiare gli altri protagonisti, le loro personalità, le reazioni davanti agli imprevisti della vita. Hornby sembra ricordare perfettamente come si vivono gli eventi durante l'adolescenza, il senso di tragedia, di dramma che viene presto soppiantato dalla gioia di vivere, la facilità con cui si affronta il sesso, senza morbosità (senza dargli un'importanza superiore a quella che può avere, in tutta naturalezza, a sedici anni), e anche il rapporto un po' schizofrenico con i genitori che ancora si temono ma che al tempo stesso si incominciano a fronteggiare con nuova, quasi adulta autorità.
Un romanzo che si legge velocemente, con curiosità, senza fatica, ma che lascia qualcosa dietro di sé. Un libro che, mi auguro, verrà scoperto dai più giovani, perché Hornby è uno dei pochi autori al mondo in grado di avvicinare alla lettura anche i più refrattari, realizzando al tempo stesso un romanzo "morale". È un cinquantenne ma non fatichiamo a credere che abbia sedici anni e che la sgangherata vita di Sam sia la sua, così come suoi siano i sentimenti forti di figlio e padre.
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