Posts written by leda77

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GENERE: Drammatico
REGIA: Francesca Archibugi
SCENEGGIATURA: Francesca Archibugi

ATTORI: Antonio Albanese, Kim Rossi Stuart, Micaela Ramazzotti, Francesca Inaudi, Andrea Calligari

FOTOGRAFIA: Fabio Zamairon
MONTAGGIO: Patrizio Marone
MUSICHE: Battista Lena
PAESE: Italia
ANNO: 2009


TRAMA:
Due uomini, Alberto ed Angelo, lontani per modi di vita e cultura, si ritrovano colpiti da infarto vicini di letto all'ospedale. Sceneggiatore il primo (Albanese), carrozziere il secondo (Rossi Stuart) avranno molto da imparare, e da dare, l'uno dall'altro. Albanese e Rossi Stuart sono una strana accoppiata, come i due protagonisti del film, eppure riescono, pur ciascuno nel proprio registro, a rendere bene questa amicizia ed a far arrivare il messaggio del film. Una riflessione sulla caducità della vita, attraverso un'amicizia strana, ma intensa, spezzata dalla morte che è sempre dietro l'angolo. Se l'Archinbugi è brava a rendere i caratteri dei due personaggi, la sua regia non mi ha tuttavia convinta fino in fondo, come se qualcosa fosse rimasto in sospeso.
Un bel film comunque, con due bravi protagonisti.

Volevo sapere se vale davvero la pena vederlo, perché ho letto che l'introspezione del libro è assente. Insomma, tante luci, colori e balli, ma poca sostanza. E' davvero così?

Da vedere sicuramente, ma soltanto se piace il genere drammatico, perché questo è veramente tale. Non ci sono quasi momenti che spezzino un po' (forse solo un paio, ma nulla di che), per questo secondo me manca un po' di originalità nella regia.

Titolo originale: Angela's Ashes
Nazione: Gran Bretagna
Anno: 1999
Genere: drammatico
Durata: 145'
Regia: Alan Parker


Cast: Robert Carlyle, Ciaran Owens, Emily Watson, Pauline McLynn, Joe Breen, Michael Legge.

Trama
La storia è tratta dall'omonimo libro di Frank McCourt, il quale narra la vita dell'autore, a partire dalla sua infanzia, quando la sua famiglia lascia l'America per andare in Irlanda, terra natìa della madre Angela, dopo la morte dell'ultima nata ed a causa delle misere condizioni di vita. La situazione tuttavia non migliorerà, dal momento che il padre è un ubriacone che spende tutti i soldi del sussidio in birra e non riesce a tenersi un lavoro. Partito alla volta dell'Inghilterra per riuscire a trovare un impiego, non farà più ritorno a casa e Frank deciderà allora di mettersi a lavorare per pagarsi il viaggio di ritorno in America, per lui terra della speranza.
Il film porta sullo schermo una bella storia, ma purtroppo la recitazione degli interpreti non convince, eccezion fatta per la Watson e per Michael Legge, che intepreta Frank da adolescente.
La regia di Alan Parker non è male, si vede che il regista è abituato ai film dai temi forti, però forse manca il tocco originale.

Sì, mi è piaciuto, nonostante io non sia una grande estimatrice di Moretti, sia attore che regista. Però forse la regia e qualche personaggio non solito da vedere nei film in cui c'è Moretti (ad esempio il fratello di Pietro, interpretato da Gassman, donnaiolo fighetto) me l'hanno fatto apprezzare molto.

Titolo originale: Caos calmo
Nazione: Italia
Anno: 2008
Genere: Drammatico
Durata: 112'
Regia: Antonello Grimaldi
Cast: Nanni Moretti, Valeria Golino, Alessandro Gassman, Isabella Ferrari, Blu Yoshimi.


Trama:
Pietro Paladini perde la moglie mentre si trova al mare, impegnato nel salvataggio di una sconosciuta che sta per annegare. L'uomo si sente in colpa per la circostanza e non riesce a sfogare il suo dolore, isolandosi dal mondo seduto tutte le mattine su una panchina, mentre aspetta che sua figlia esca di scuola. Paradossalmente, sarà il mondo (amici, parenti e conoscenti, finanche la sconosciuta salvata) a venire da lui su quella panchina, nonostante non voglia, per cercare conforto dai più o meno grandi problemi della quotidianità.

Il film merita di essere visto, al di là della famosa scena di sesso tra Moretti e la Ferrari, per la delicatezza con cui affronta un tema così difficile da trattare, senza scadere nel melenso o banale. Nanni Moretti mi è piaciuto più qui che ne "La stanza del figlio", forse perché la regia di quest'ultimo è troppo lenta, mentre Grimaldi ha dato un ritmo più spezzato. Moretti regista ed attore rischia di essere troppo pesante, qui invece il tutto risulta più calibrato ed anche scorrevole.

Accidenti, io mi aspettavo esattamente l'opposto! Vale a dire film di quelli che lasciano il segno ed i due attori non particolarmente brillanti! C'è però da dire che se il film non è di quelli superlativi, essere bravi forse è più semplice... Sono cattiva, lo so, ma quei due a me non sono mai sembrati particolarmente dotati, almeno a confronto di altri attori nostrani.
Peccato, da un film di Allen mi aspettavo molto, specie visto che c'era la mia Roma di mezzo

Un film che sembra davvero essere originale, sia per l'ispirazione al Boccaccio, sia per il cast (Benigni ed Allen che son attori di un certo tipo, affiancati ad altri più convenzionali, come la Ferrari o la Cruz).
Due note stonate seocndo me: Scamarcio e la Mastronardi. Con tutti gli attori italiani bravi che ci sono scegliere questi due non mi convince, specie visto il resto del cast, che è di prim'ordine.

Consiglio di vedere qualche puntata della prima serie di Star Trek e capirete perché il film non regge assolutamente. I personaggi sono interessanti sì, ma sono resi più superficialmente; il film si concentra soprattutto sul cattivo di turno, poco sul dualismo Kirk/Spok, che invece è fondamentale nella serie TV.

Ho visto il film, non mi ha convinta. Non ha il mordente che aveva la serie calssica ed anche l'attore che recita il giovane Kirk perde molto al confronto con l'originale. Non c'è neache quell'approfondimento psicologico e morale che si ritrova in tante puntate della serie televisiva.
Insomma, si poteva fare di meglio, anche se la storia è molto avvincente.

Ho visto il film e devo dire che mi è piaciuto a metà.
Hopkins è come al solito bravissimo, riesce ad interpretare in maniera eccellente la parte di un uomo che non ha mai il minimo cedimento, che gioca al gatto con il topo con un Gosling che invece è sempre sul punto di cedere, ma che invece riesce a tenergli testa fino alla fine. Non era facile confrontarsi con un attore del calibro di Hopkins, Gosling ci è riuscito egregiamente.
Tuttavia, il limite del film sta proprio nel non aver lasciato trapelare la minima esitazione nell'uomo Crawford, eccezion fatta alla fine, dove comunque Hopkins si limita solo ad una faccia impietrita. La manipolazione di fatti e persone portata avanti da Hopkins è eccezionale, ma svelare qualche titubanza in Crawford lo avrebbe reso più vero.
Boccio anche la regia: mi è sembrata assolutamente piatta, non ha reso per nulla l'atmosfera del film, ma di fatto mi ha dato l'impressione di aver come abdicato ai due attori, lasciando a loro l'impostazione di tutta la storia.

Mangia, prega, ama

Ho letto sul link di Wikipedia che il lieto fine non era nelle intenzioni di Lang, ma è stato scritto dalla moglie, ed in seguito Lang stesso lo avrebbe ripudiato.
Il regista avrebbe pensato ad un finale in cui i due amanti fuggono su ddi un razzo mentre avviene la ribellione che poi avrebbe portato alla distruzione della città. Sinceramente, pur non essendo amante dell'happy end a tutti i costi, un finale del genere stonerebbe sia con al figura di Maria che di Freder, che fin dall'inizio si battono per alleviare le condizioni degli operari e cercare di costruire un futuro migliore per loro. Abbandonare tutto e tutti per fuggire sarebbe stato un capovolgimento totale di quanto fino ad allora fatto dai due. Anche se l'amore per una persona, in effetti a volte può renderci egoisti verso il resto del mondo.

Anna dei miracoli - Al di là del silenzio



REGIA: Arthur Penn
SCENEGGIATURA: Wiiliam Gibson
CAST: Anne Bancroft, Victor Jory, Inga Swenson, Andrew Prine, Kathleen Comegys, Patty Duke, Diane Bryan, Donna Bryan
USCITA CINEMA: 1962
GENERE: Drammatico
DURATA: 106 Min

TRAMA
Hellen Keller è una ragazzina sorda, muta e cieca, diventata così a seguito di una malattia contratta da piccolissima. In seguito a ciò, Hellen vive chiusa in un mondo al di là della comunicazione, capricciosa e assecondata in tutto. Questo fino a che non arriverà Annie Sullivan a farla uscire dal buio, non solo visivo, che la circonda, ed a insegnarle le regole dello stare con gli altri.

Ho visto il film solo a metà, conosco tuttavia la storia, in quanto ripresa da un celebre manga giapponese, - in cui viene trasposto in versione teatrale - la cui autrice ricalca molto da vicino il film.
Questo ruota tutto attorno alla recitazione delle due attrici principali, potendosi considerare una sorta di "battaglia" tra le due, battaglia sia fisica (ci sono scene anche di lotta) che psicologica. Hellen non è resa come una bambina con un handicap, bensì più alla stregua di un animale selvaggio. Tutto nel film ha un senso di chiusura, oppressione, che verrà liberato nella scena finale, dove Hellen capirà finalmente il legame tra le cose e le parole usate per indicarle (che Annie le fa compitare sulle dita).
Meravigliosa sia l'interpretazione di Anne Bancroft (Annie Sullivan) che di Patty Duke (Hellen) vincitrice del premio Oscar per la miglior attrice non protagonista. Molto buona la regia, più dinamica di quanto non fosse nei film di quel periodo.

Edited by Cory Turner - 10/2/2012, 15:55

Sarebbe anche utile per chi magari volesse capire qualcosa in più non solo del regista, ma anche dei film di lui che è intenzionato a vedere. Le tecniche di regia sono funzionali al messaggio che il regista vuole trasmettere, ma ovviamente non tutti i registi sono allo stesso livello, così come non lo sono tutti i film di uno stesso regista.